You Go to My Head (2017)

Jake (Svetozar Cvetkovic) è l’architetto che, fuggito dal mondo frenetico della città per vivere in mezzo al deserto in Marocco, si innamora di una “visione” di donna e della sua architettura.

Wow, è spettacolare! “Forse … Ma sai quelle dune laggiù si spostano verso nord di 9 metri l’anno. Si ingoiano la terra fertile. Spingono via la gente che ci vive. Ed è terribile. E sta succedendo in tutto il Sahara. Non si può fare niente? Beh, alcuni vorrebbero piantare alberi per fermare la desertificazione. Ma io ho un’altra idea. C’è questo scienziato in California che sta sperimentando un tipo di cemento naturale che lega insieme i granelli di sabbia.” Che vuoi dire? “Beh, non è vero cemento, è un battere. Ma quando lo misceli con la sabbia si solidifica. Se leghi insieme i granelli di sabbia, puoi creare delle strutture. Strutture costruite proprio nella sabbia. Strutture in cui la gente potrebbe abitare.” Davverò? Però! Quindi ecco cosa sono i tuoi disegni. “Sì. Esatto! Un nuovo tipo di architettura! Una cosa mai fatta prima.”

Il Labirinto deserto
“I labirinti | creati dal tempo | svaniscono. | | (Rimane solo | il deserto). | | Il cuore, | fonte del desiderio, | svanisce. | | (Rimane solo | il deserto). | | L’illusione dell’aurora | e i baci | svaniscono. | | Rimane solo | il deserto; | l’onduloso | deserto.” (Federico Garcia Lorca, Poema de la Seguiriya Gitana, in Poema del Cante Jondo)
“Narrano gli uomini degni di fede (ma Allah sa di più) che nei tempi antichi ci fu un re delle isole di Babilonia che riunì i suoi architetti e i suoi maghi e comandò loro di costruire un labirinto tanto involuto e arduo che gli uomini prudenti non si avventuravano a entrarvi, e chi vi entrava si perdeva. Quella costruzione era uno scandalo, perché la confusione e la meraviglia sono operazioni proprie di Dio e non degli uomini. Passando il tempo, venne alla sua corte un re degli arabi, e il re di Babilonia (per burlarsi della semplicità del suo ospite) lo fece penetrare nel labirinto, dove vagò offeso e confuso fino al crepuscolo. Allora implorò il soccorso divino e trovò la porta. Le sue labbra non proferirono alcun lamento, ma disse al re di Babilonia ch’egli in Arabia aveva un labirinto migliore e che, a Dio piacendo, gliel’avrebbe fatto conoscere un giorno. Poi fece ritorno in Arabia, riunì i suoi capitani e guerrieri e devastò il regno di Babilonia con così buona fortuna che rase al suolo i suoi castelli, sgominò i suoi uomini e fece prigioniero lo stesso re. Lo legò su un veloce cammello e lo portò nel deserto. Andarono tre giorni, e gli disse: ‘Oh, re del tempo e sostanza e cifra del secolo! In Babilonia mi volesti perdere in un labirinto di bronzo con molte scale, porte e muri; ora l’Onnipotente ha voluto ch’io ti mostrassi il mio dove non ci sono scale da salire, né porte da forzare, né faticosi corridoi da percorrere, né muri che ti vietano il passo’. Poi gli sciolse i legami e lo abbandonò in mezzo al deserto, dove quegli morì di fame e di sete. La gloria sia con Colui che non muore.” (Jorge Luis Borges, I due re e i due labirinti, in L’aleph)