The House that Jack Built


Ed eccomi qua… con un cric in mano. E, cazzo, non funziona. Lei ha… ha un cric da prestarmi? “No, mi dispiace.” No? “No.” È strano, credevo che ce l’avessero tutti. “Io no.” Magari potrebbe… dare un’occhiata alla mia macchina. “Beh, non serve dare un’occhiata alla macchina, il problema è il suo cric, è rotto. Ecco.”

“Io sono un ingegnere. Mia madre era dell’opinione che diventare ingegnere fosse la scelta economicamente più conveniente, ma il mio grande sogno era diventare architetto. Poco prima della signora e del cric, avevo acquistato un lotto edificabile, e dato… che io stesso ero il costruttore, per via di una sostanziosa eredità, nessuno poteva impedirmi di disegnare il mio progetto per la mia casa.” Ingegnere o architetto! Quello che vedo è un paziente con disturbo ossessivo compulsivo in piena regola. ‘Ordnungszwang’ Jack. Per usare una bella parola tedesca. “Sì, forse. In ogni caso, è vero che soffrivo di compulsioni da bambino. Ero totalmente ossessionato dalla pulizia e non potevo lasciare una stanza se non era perfettamente ordinata e pulita.”

Ho solo una domanda. “Quale?” Non c’era la storia che volevi… costruire una casa? Non voleva, Jack, costruire una casa? “Sì. Ci stavo… provando… ma non sono andato molto lontano.” Mi rendo conto che ora sarà un po’ difficile costruire quella casa, ma potrà essercene un’altra. Pensaci, Jack, dopo tutto sei un ingegnere e ti definisci un architetto. Mi è stato detto che hai un’interessante teoria a proposito del materiale, che affermi possegga una sua volontà. Trova il materiale, Jack, e lascia che faccia il lavoro.

La tua è una bella casetta, Jack. Assolutamente abitabile.

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