Parasite (2019)


Miglior film agli Oscar del 2020, la tragedia che intreccia le vite private di due famiglie sudcoreane, prende forma in uno dei paragoni più perfetti tra la falsa raffinatezza architettonica e le nefaste conseguenze dei privilegi della classe più agiata. L’architetto coreano Namgoong Hyeonja è il progettista e primo abitante della villa ora abitata dalla famiglia Park. Una casa che attira i parassiti che sono destinati a vivere negli interrati, sperando un giorno di fuggire in superficie.

Namgoong Hyeonja

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L’odore del Labirinto

“Quella notte non dormii. Verso l’alba sognai un’incisione alla maniera di Piranesi, che non avevo mai visto, o avevo visto e dimenticato, e che rappresentava il labirinto. Era un anfiteatro di pietra, circondato da cipressi, ma più alto delle cime degli alberi. Non c’erano né porte né finestre, solo una fila infinita di strette feritoie verticali. Con una lente d’ingrandimento cercavo di vedere il Minotauro. Finalmente lo scorsi. Era il mostro di un mostro; aveva più del bisonte che del toro e, con il corpo umano disteso a terra, sembrava dormire e sognare. Sognare cosa o chi?” (Jorge Luis Borges, There are more things, in Il libro di sabbia

“Così prevale la struttura della macchina-labirinto che produce puro movimento, un ingranaggio che nel suo movimento automatico realizza una serie di spostamenti che non dipendono più dalla volontà del suo artefice.” (Bonito Oliva, Bonito Oliva, Luoghi del silenzio imparziale. Labirinto contemporaneo).

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